FRATELLINA

Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2023 “Migliore Novità Italiana”

Foto | Rassegna Stampa


di > Spiro Scimone
regia > Francesco Sframeli
con > Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Gianluca Cesale, Giulia Weber
scene > Lino Fiorito
costumi > Sandra Cardini
disegno luci > Gianni Staropoli
regista assistente > Roberto Zorn Bonaventura
assistente alle luci > Maria Virzi
assistente scenografo > Lello Becchimanzi

coordinamento tecnico dell’allestimento > Marco Serafino Cecchi
assistente all’allestimento > Giulia Giardi
direttore di scena > Santo Pinizzotto
fonico > Luigi Giordano

cura della produzione > Francesca Bettalli, Camilla Borraccino
amministrazione > Giovanni Scimone
ufficio stampa > Cristina Roncucci
foto > Gianni Fiorito
video documentazione > Ivan D’Alì
immagine del manifesto > Lino Fiorito

in collaborazione con > Istituzione Teatro Comunale Cagli

produzione > Teatro Metastasio di Prato / Associazione Culturale Scimone Sframeli

Soli al mondo

Come al solito, la scena appare scarna : due letti, a castello – il che in ogni caso moltiplica per due la consistenza scenica –, dai quali osservare e commentare le cose e le occasioni del mondo. Il titolo, “Fratellina” al femminile, lascia perplessi, interrogativi : dev’essere pura percezione qui, la confusione del genere sembra voluta. Del resto, i quattro personaggi non indicano attitudini e atteggiamenti di genere ma più complessivamente stati d’animo e reazioni : Nic e Nac – maschile, femminile o misto ? – e poi Fratellino e Sorellina, indicano semplici entità teatranti, capaci di muoversi o gesticolare come marionette, come “pupi”, in un mondo rarefatto in cui non contano le trame del reale – quali che siano – ma l’evidenza dell’improbabile divenire delle cose. Come dire che il mondo è pieno di niente, di impressioni vaghe, vissute come in un trasognamento o in un trasalimento. I nomi, insomma, non denominano più grandi o piccole certezze, ma eventuali potenzialità che prendono forma solo a parole : come si deve, dunque e del resto, a teatro. Così, per esempio, la parola “cognato” può non indicare il fratello della moglie, ma più evidentemente il marito della sorella, in funzione della reale situazione specifica. C’è in questo lavoro l’accorata denuncia di un mondo sempre più vuoto e crudele, dove il senso comune ha perso ogni punto di vista o di riferimento e che lascia così isolati e perduti i propri personaggi costretti a rifare il mondo “a parole” su dei lettini che mimano più i giacigli delle prigioni che i tappeti volanti su cui sognarsi in viaggio. La grande potenza all’opera di Spiro Scimone è la sua capacità di tastare e interrogare ancora la pienezza e la concretezza dei significati delle parole – che ci sembra essere una delle costanti della vena siciliana – viene in mente Pirandello. E anche la capacità di tenersi alla larga da ogni forma che, anche criticamente, prenda le mosse da atteggiamenti realistici, contando piuttosto sulla grande forza di convincimento che è il non-senso. E di fare, infine, immanenza poetica con alcune, poche, scelte, immagini e parole di ogni istante del reale : così sia anche per la luna che, dopo il sole, sorge ogni giorno storta e più niente poi si raddrizza.

Jean-Paul Manganaro

 

 “Fratellina” è un testo che racconta una realtà che sta capitolando sotto i colpi drammatici del nostro tempo, che sembra aver completamente dimenticato i veri valori dell’umanità.
Nella scena composta da due grandi letti a castello Nic e Nac, una mattina, al risveglio, sperano di vivere in una nuova realtà, in una realtà diversa, dove tutte le cose dimenticate si possono di nuovo ritrovare.
   Nic: Nac, in questo posto dimenticato da tutti ci sono tante cose dimenticate che
      possiamo, di nuovo, ritrovare.
   Nac: Come prima?
   Nic: Meglio di prima, noi, possiamo ritrovare le cose meglio di prima.
   Nac: Veramente, Nic?
   Nic: Sì, Nac.
   Nac: Perché, c’è una cosa che io vorrei ritrovare, che io vorrei tanto ritrovare.
   Nic: Cosa? Cosa vorresti ritrovare, Nac?
   Nac: Io colori Nic…io, vorrei tanto ritrovare tutti i colori naturali che abbiamo, ormai,
      dimenticato, se ritroviamo di nuovo quei colori noi potremmo ricominciare a colorare
      tutto, a colorare tutte le cose sbiadite.
   Nic: Dal tempo?
   Nac: Dal tempo.
   Nic: Il tempo ha sbiadito troppe cose, Nac, e non sarà facile poterle colorare tutte.
   Nac: Se ritroviamo di nuovo i colori, Nic, per noi sarà un gioco colorare tutto.
   Nic: E allora troviamo subito i colori, Nac, troviamo subito questi colori, perché noi, ormai,
      siamo, diventati un po’pallidi…siamo, davvero, diventati un po’ più pallidi e due colpetti
      di colore ci farebbero bene, ci farebbero molto bene.
 
Il desiderio di Nic e Nac, di scoprire un’altra realtà che va oltre i confini visibili della scena, si concretizza con l’apparizione del Fratellino e della Sorellina, due personaggi che con i loro dialoghi mescolano ilarità e paradosso, denuncia e sconforto.
   Fratellino: Sorellina…sorellina…stai soffrendo, anche, oggi?
   Sorellina: Sì, fratellino, sto soffrendo anche oggi.
   Fratellino: Quanto?…Quanto stai soffrendo, oggi, sorellina?
   Sorellina: Tanto…oggi, fratellino, sto soffrendo proprio tanto.
   Fratellino: Come mai?…Cosa ti hanno fatto, oggi, per soffrire così tanto?
   Sorellina: Niente, fratellino, oggi, non mi hanno fatto niente.
   Fratellino: E perché, continui a soffrire, sorellina?
   Sorellina: Perché, io, fratellino, non soffro per quello che fanno a me…io, fratellino, soffro per quello che
      fanno agli altri.
 
La sofferenza, lo stato d’ansia e il sentimento di delusione, dei quattro protagonisti di “Fratellina”, lasciano spesso spazio al sorriso e all’ironia.
L’atmosfera lieve e giocosa dell’opera, nasce dalla musicalità dei dialoghi, dal ritmo, dalle ripetizioni delle parole, dalle attese e dall’ascolto del silenzio.
   Nac: Nic, ma il silenzio, ha ancora voglia di dirci qualcosa?
   Nic: Sì Nac, il silenzio ha ancora voglia di dirci qualcosa.
   Nac: Non si è stancato di non essere ascoltato?
   Nic: No, non si è stancato.
   Nac: Perché io ho l’impressione che si sia un po’ stancato…ho l’impressione che, anche il
      silenzio, non sa più cosa dirci.
   Nic: Il silenzio ha sempre qualcosa da dirci, Nac… ha ancora tante cose da dirci.